
Il testo L'arte della guerra (Sūnzǐ Bīngfǎ, 孫子兵法) non è un'opera letteraria,
bensì un manuale militare contenente regole su come condurre una guerra vittoriosa nell’antica Cina.
In caso di guerra l’importante è vincere e vince solo chi sa pianificare in modo che quando si scende in campo si ottenga il massimo profitto nel minor tempo possibile, meglio se senza combattere o col minimo di perdite. La pianificazione deve avvenire in un contesto variabile, con pronte reazioni ai cambiamenti di situazione che portino a rapidi aggiustamenti dei piani e la disposizione tattica, anche applicando manovre irregolari ed imprevedibili ed avvalendosi di stratagemmi per dare al nemico informazioni sbagliate che lo inducano a valutazioni ingannevoli.
Da notare che ne emerge una visione ben poco "militarista" in senso stretto: se una guerra va iniziata solo quando si è sicuri di vincerla allora sarebbero rare le guerre intraprese (vincere il nemico senza bisogno di combattere, questo è il trionfo massimo).
In epoca moderna, l' Arte della guerra ha continuato ad influenzare la strategia militare. Il traduttore Samuel B. Griffith nel capitolo Sun Tzu and Mao Tse-Tung afferma che l'Arte della guerra influenzò la strategia di Mao Zedong ed include una citazione dello stesso Mao a proposito dell'importanza dell'opera di Sunzi.
L'Esercito degli Stati Uniti ha incluso l' Arte della guerra fra le opere che devono essere presenti nelle biblioteche delle singole unità, per la formazione continua del personale.
Le teorie esposte nell' Arte della guerra, oltre ad essere considerate ancora attuali da molti moderni strateghi militari, hanno trovato applicazioni anche in altri campi, soprattutto in quello delle strategie manageriali, che attingono ad esse per modelli di comportamento da adottare nelle situazioni competitive.
alcuni aforismi a me cari:
La strategia è la via del paradosso. Così, chi è abile, si mostri maldestro; chi è utile, si mostri inutile. Chi è affabile, si mostri scostante; chi è scostante, si mostri affabile.
Coloro che non sono del tutto consapevoli dei danni derivanti dall’applicazione delle strategie non possono essere neppure consapevoli dei vantaggi derivanti dalla loro applicazione.
Chi in cento battaglie riporta cento vittorie, non è il più abile in assoluto; al contrario, chi non dà nemmeno battaglia, e sottomette le truppe dell’avversario, è il più abile in assoluto.
C’è un detto:
“conoscere l’altro e se stessi - cento battaglie, senza rischi; non conoscere l’altro, e conoscere se stessi - a volte, vittoria; a volte, sconfitta; non conoscere l’altro, né se stessi - ogni battaglia è un rischio certo”.
Gli strateghi vittoriosi hanno già trionfato, prima ancora di dare battaglia; i perdenti hanno già dato battaglia, prima ancora di cercare la vittoria.
In linea di massima, a proposito della battaglia, l’attacco diretto mira al coinvolgimento; quello di sorpresa, alla vittoria.
Quando il nemico si trova a suo agio, può essere messo a disagio; quando è sazio, gli si può mettere fame; quando è stabile, può essere scosso.
Una volta colte, le opportunità si moltiplicano.
Rendersi invincibile significa conoscere se stessi
Sconfiggere il nemico senza combattere è la massima abilità
ll buon mercante nasconde i suoi tesori e fa come se non avesse nulla.
Il buon artigiano non lascia tracce.
Impercettibile, quasi senza forma; misterioso, quasi senza rumore: così sei padrone del destino del nemico.
La capacità di assicurarsi la vittoria combattendo e adeguandosi al nemico è chiamata genialità.
Non contare sul mancato arrivo del nemico, ma fai affidamento sulla capacità di affrontarlo;
non contare sul mancato attacco del nemico, ma procurati di essere inattaccabile.
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